lunedì, Luglio 22, 2024

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Perché a Torino c’è il Museo Egizio?

Tra i sarcofagi dei faraoni e le collezioni del Museo Savoia voluto da re Carlo Felice Savoia, l’oggi conosciuto Museo Egizio di Torino, offre tra i reperti più famosi e conosciuti al mondo.

Il più importante Museo Egizio al Mondo dopo quello del Cairo

Il museo delle Antichità Egizie di Torino nasce nel 1824 per volontà del Re Carlo Felice di Savoia. Una passione, quella di Casa Savoia, che ha vita già nel 1628 con il Duca Carlo Emanuele Primo che, tra i suoi acquisti, vantava la Mensa Isiaca (una lastra in bronzo che raffigura Iside e altri deii).

Il primo reperto di Casa Savoia

La Mensa Isiaca suscitò particolare interesse, motivo per il quale furono inviati in Egitto degli studiosi. Tra questi Vitaliano Donati (Professore Universitario e appassionato di egittologia). Quest’ultimo ritrovò, e portò in Italia, una vasta mole di reperti. Tra i più conosciuti una statua di Ramses Secondo in granito rosa.

La raccolta di più collezioni da vita al Museo Egizio

Dunque, in aggiunta alla collezione di casa Savoia, Re Carlo Felice compra inoltre, dal Console di Francia Bernardino Drovetti, circa 6000 reperti (5628), acquisiti durante l’occupazione in Egitto, tra cui: Sarcofagi, statue, manufatti, papiri e documenti, monili ecc. Secondo gli storici la cifra per l’intera collezione fu di 400mila Lire.

 

Dalla raccolta di queste due immense collezioni nasce quindi il primo Museo Egizio con sede al palazzo chiamato Collegio dei Nobili, dove furono raccolte le collezioni del Re Carlo Felice.

Apertura del Museo Egizio di Torino

La sua prima apertura al pubblico fu nel 1832. Ad oggi, comunque, non tutti i reperti all’interno del museo sono in esposizione al pubblico.

Ritrovamenti e reperti fuori dall’Egitto

Sebbene, fino a pochi decenni fa era pratica comune per tutti i reperti scovati, acquisirne proprietà ed esportarli, soprattutto in paesi occupati da altre nazioni (come il caso della Francia con l’Egitto in era Napoleonica) si è posto fine a tutto ciò. Ad oggi, infatti, tutti i ritrovamenti non possono essere portati fuori dall’Egitto se non per mostre, scambi momentanei tra musei o tour, dei singoli reperti.

I reperti più importanti del Museo Egizio di Torino

Il libro dei Morti o Papiro di Luefankh

Il Libro dei Morti di Luefankh è un esteso testo funebre con alternate delle rappresentazioni. Un papiro dell’era Tolemaica (300 A.C) il cui nome è stato scelto e assegnato, dall’archeologo tedesco Richard Lepsius. Lo studioso, grazie all’ottima conservazione del papiro, ha raggruppato e tradotto l’intero papiro. Suddividendolo in capitoli e paragrafi, ne è famoso il capitolo 125. In questo capitolo viene riportato come Luefankh, con una dichiarazione sulla purezza d’anima, sia degno e meritevole di accedere al mondo dell’aldilà.

Tela di Lino di Gebelein

Un’opera frammentaria, che raffigura barche sul fiume Nilo e non solo. Scoperta dall’italiano Giulio Farina nel 1930. Le figure rappresentate si pensi siano attente alla caccia di ippopotami. Inoltre era puramente ornamentale, sicuramente con significato per la persona cui era destinata. Si stima sia del 3500 A.C. circa, o comunque dell’era Predinastica.

La Mummia di Gebelein

Anche chiamata la Mummia Predinastica data dalla stima dei suoi anni. Molti studi sono stati svolti attorno a questa Mummia, soprannominata dagli studiosi Fred. Ritrovata nel deserto, nel quale la sabbia e il caldo, hanno svolto un ruolo importante nella conservazione, si pensa siano stati eseguiti lavori di mummificazione ancora in evoluzione da parte degli egiziani. Infatti, precede di molti secoli l’era in cui vennero utilizzati i sarcofagi. Nel museo di Torino è stata riprodotto il luogo di ritrovamento. La mummia si trova in posizione fetale in una teca con tutto il corredo funerario ritrovato.

La tomba di Gebelein o tomba degli ignoti

Una scoperta fantastica, poiché il sito ritrovato è risultato inviolato e intatto. Al suo interno, sono state rilevate 3 stanzenelle quali erano presenti, mummie con sarcofagi e corredi al completo. Questo però non è bastato a dare un nome a coloro che “riposavano” al suo interno. La particolarità dei ritrovamenti, risulta, nel modo in cui sono state trattate. Il volto ridipinto sulle bende che coprono il viso, anziché ricostruito in maschera. Gli arti bendati in maniera insolita, ovvero a parte, rispetto al resto del corpo.

La cappella dell’artista Maia e della moglie Tamit

Risalente all’era di Tutankhamon, nel villaggio riscoperto Deir el-Medina, vicino all’oggi conosciuta Luxor, un ritrovamento che dimostra l’evoluzione degli egiziani nelle opere funerarie. Qui anche le pareti, sono state dipinte e ornate con scene rappresentati il rito funerario della coppia ritrovata. Nei dipinti vengono anche riportate le persone che vi parteciparono, come ad esempio i figli. L’intera cappella con le pitture è stata rimossa dal sito per essere ricostruita all’interno del Museo.

La tomba di Kha e Merit

Come per la cappella di Maia e Tamit riscoperta a Deir el-Medina, anche la tomba di Kha e Merit è stata ritrovata nello stesso luogo. Kha era l’architetto al servizio del Faraone Amenhotep Terzo. Anche questo sito è stato ritrovato illeso e non deturpato. All’interno erano presenti sarcofagi con dettagli d’orati. Quello dell’uomo era composto da tre sarcofagi, uno dentro l’altro, tipo matrioska. Inoltre, scrigni, rappresentazioni in statuette, ornamenti e contenitori d’argilla contenenti cibo dell’epoca. Il sito, interamente riportato al Museo Egizio di Torino (ex Museo Savoia) è datato a circa 3500 anni fa.

Ostrakon della ballerina

Anche questo reperto, è stato ritrovato nel famoso sito a Deir el-Medina. Raffigura movimenti danzanti di una giovane ballerina. Ostrakon o Ostraka dal greco conchiglia, erano le basi che fungevano da tela per i dipinti degli artisti egiziani. Un frammento in pietra calcarea del 1500 circa a.c. delle dimensioni minute, è un pezzo prezioso del repertorio del museo di Torino. Sia perché rappresenta movenze degli usi e costumi dell’epoca, sia perché ci fa capire quanto fossero creativi gli artisti dell’epoca.

Ellesyia e il suo Tempio rupestre

Vicino ad Abu Simbel, famoso sito in cui diverse opere e Templi sono dedicati al faraone Ramses Secondo e sua moglie Nefertari,  è stato ritrovato il tempio di Ellesya. La sua costruzione è stata decisa da Thutmose Terzo (Faraone del 1400 circa a.c.). Questo tempio è stato più volte ridipinto e ristrutturato dalle diverse culture che si sono susseguite nei tempi. Dapprima nell’era e nel credo del Faraone Akhenaten, dopodiché dal faraone Ramses Secondo e infine dall’epoca Cristiana. Nel 1960 circa, l’Unesco decide di rimuovere i vari siti e templi a causa dell’avanzamento delle acqua del lago Nasser. Tra i partecipanti ai lavori, molti archeologi italiani, motivo per il quale l’Italia, nello specifico il museo di Torino, ricevette in dono il tempio di Ellesya.

Questi, ma molti altri ritrovamenti e opere risalenti all’era Egizia sono in esposizione al Museo Egizio di Torino (Ex Museo Savoia). Da non perdere sono anche, la Galleria dei Re, quella dei Sarcofagi e ancora il famoso papiro erotico, la Statua di Uahka (governatore di circa 2000 anni fa), la Tomba di Ini (anch’egli governatore e guardasigilli del regno). La tomba di Ifi e Neferu, e molto, molto altro.

Per visitare il museo, e acquistare i biglietti, è possibile farlo prenotando anche una visita guidata presso il sito ufficiale del Museo di Torino.

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